
SOSTENIBILITA'
Cambiamento climatico: le responsabilità del settore edilizio e l’impegno di Xella

SOSTENIBILITA'
Cambiamento climatico: le responsabilità del settore edilizio e l’impegno di Xella
Non è esattamente un sospiro di sollievo quello che accompagna la conclusione di questa estate 2025 dal punto di vista climatico.
Per quanto si debba sottolineare come non siano stati superati i record negativi del 2024, la più calda di sempre, l’estate del 2025 si posiziona comunque fra le cinque peggiori in più di cento anni di rilevazioni. È un trend ormai chiaro alla maggior parte dell’opinione pubblica, e che impone strategie di sopravvivenza per un difficile futuro climatico.
Ma per operare una necessaria course correction, occorre guardare anche al passato, per raddrizzare la rotta ed evitare di ripetere gli errori che ci hanno portato fino a qui.
Xella guarda alla sostenibilità con serietà e senso di responsabilità, ed è per questo che vogliamo porre l’accento su un aspetto spesso sottovalutato e poco conosciuto dal grande pubblico: il ruolo che il settore industriale dell’edilizia ha nella produzione di emissioni e il modo in cui influenza il cambiamento climatico.
Il peso dell’edilizia sul cambiamento climatico: questione di numeri
Nel corso degli anni, attraverso la nostra Newsroom, vi abbiamo più volte raccontato come la sostenibilità non sia soltanto una questione di riduzione delle emissioni abitative, ma anche di ciclo produttivo, di tecnologie applicate e di gestione delle risorse.
Secondo il Global Status Report for Building and Construction 2024-2025, rilasciato dal Programma Ambientale delle Nazioni Unite(UNEP, United Nations Environment Programme), il 2023 ha segnato - per la prima volta dalla firma dell’Accordo di Parigi, nel 2015 - un leggero declino delle emissioni prodotte dal settore edilizio nonostante l’aumento del 5% della superficie edificata in tutto il mondo: in parole povere, costruire di più non ha portato a più emissioni. Tuttavia, continuiamo a parlare di un segmento produttivo che è il maggior responsabile di emissioni di CO2 al mondo, il 34% del totale su scala globale.
A pesare non sono tanto le emissioni operative - quelle cioè relative all'uso quotidiano di un edificio: riscaldamento / raffrescamento, energia elettrica, e così via - quanto le emissioni incorporate (embodied carbon) legate alla realizzazione dell’edificio stesso: se le prime si sono mantenute invariate rispetto al 2022 (raggiungendo un record - in negativo - di circa 9,8 gigatonnellate di CO2 prodotta nel mondo), le seconde hanno infatti registrato un calo del 2,5%, per un totale di 2,9 gigatonnellate di CO2 emesse.
Piccoli risultati, che non bastano ancora a fare la differenza: l’UNEP ha sottolineato infatti come il settore edile delle costruzioni pesi per un buon 11% negli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 previste entro il 2025. Il totale? 4,2 gigatonnellate di CO2.
Embodied carbon: il CO2 dalla fabbrica alle nostre case
Ma cosa sono le “embodied carbon”, le emissioni incorporate la cui riduzione ha permesso il - seppur flebile - positivo risultato del 2023?
Siamo abituati a pensare al concetto di emissione di CO2 come a un qualcosa di collegato all’uso immediato di un oggetto o servizio. Per esempio, la CO2 emessa percorrendo un km con la nostra auto, o quella emessa usando il nostro condizionatore per un’ora. Ma come siamo arrivati a usare quel prodotto?
La nostra auto è stata assemblata da parti realizzate in varie fabbriche: ognuna di queste ha prodotto delle emissioni di CO2; l’assemblaggio ha richiesto l’uso di energia elettrica e forza lavoro, anche questa collegata a emissioni di CO2; poi è stata trasportata dalla fabbrica alla concessionaria, dove è rimasta per del tempo prima di essere venduta a noi. La nostra auto dovrà essere mantenuta negli anni con manutenzioni periodiche, e quando smetterà di funzionare, dovrà essere smaltita: tutto l’insieme di queste varie emissioni di CO2 legate a ogni prodotto che utilizziamo vanno a sommarsi nel concetto di embodied carbon.
Lo stesso discorso vale con l’edilizia: blocchi di costruzione, malte, elementi di rinforzo, cemento… Tutti i materiali di costruzione hanno emissioni legate alla loro produzione, trasporto e smaltimento.
Ed è proprio su questi elementi che l’UNEP pone l’accento nel suo Global Status Report, sottolineando come - in vista anche delle sempre più impellenti attività di ammodernamento del parco abitativo in ottica di sostenibilità ed efficienza energetica - sia fondamentale, per le aziende legate al mondo dell’edilizia, ridurre le emissioni incorporate.
L’accento è sul principio di “Extender Producer Responsability”: un approccio metodologico che vede i produttori di materiali edili responsabili economicamente anche della gestione dello smaltimento e dei rifiuti di costruzione, in modo da ripensare l’intera produzione di materiali edili in ottica di efficientamento. Un concetto di cui sentiremo parlare sempre di più, non solo in Unione Europea.
Xella e la produzione sostenibile, per una lotta smart al cambiamento climatico
Da anni ormai, il Gruppo Xella ha abbracciato con impegno e serietà i principi di ecosostenibilità, portando avanti un percorso di modernizzazione del ciclo produttivo dei suoi prodotti a marchio YTONG e Multipor.
A ispirare il gruppo Xella sono state anche le caratteristiche intrinsecamente ecosostenibilidel calcestruzzo aerato autoclavato, capace di assorbire e incamerare fino a 70kg/m3 di CO2 nella sua struttura e di non rilasciarlo nemmeno a fine vita, senza che vi sia degrado della sua struttura. Così come anche la limitata produzione di scarti edili derivanti dal suo utilizzo - merito della sua semplicità di lavorazione (simile a quella del legno) che riduce gli sprechi - in piena linea con i principi ecologici del “riduci, riusa, ricicla”.
Per massimizzare i benefici ambientali legati all’uso di calcestruzzo aerato autoclavato nei sistema costruttivi, Xella lavora da anni a un ammodernamento in ottica green degli impianti produttivi con l’adozione, per esempio, di impianti fotovoltaici ad alta efficienza sia nello stabilimento di Pontenure che in quello di Atella. Ma anche attraverso investimenti mirati sul territorio italianoper ottimizzare la produzione e ridurre le emissioni legate al trasporto.
Un percorso di ecosostenibilità che va avanti da due decenni, con un obiettivo chiaro: lavorare, insieme, per vivere bene e vivere meglio. Abitazioni comode, sane, efficienti pensate per aiutare il pianeta. E quindi noi stessi.