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SOSTENIBILITA'

Zero Emission Buildings

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Zero Emission Buildings

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Zero Emission Buildings: cosa sono, e perché sono una scommessa per il nostro futuro

La riduzione delle emissioni come arma principale per la lotta al riscaldamento globale e alla crisi climatica.

È questa la scommessa a cui, in quanto esseri umani e abitanti del pianeta, stiamo partecipando negli ultimi anni nella speranza di limitare l’innalzamento delle temperature medie della Terra.

Ed è sempre questo l’obiettivo attorno al quale sono stati concepiti gli Edifici Net Zero Carbon, o Zero Emission Building (ZEB). Un nuovo paradigma edilizio di cui sentiremo parlare con sempre maggiore frequenza nei prossimi anni.

Net Zero Carbon Building: cosa sono e come funzionano

Come con la casa passiva, di cui abbiamo parlato recentemente, anche con gli edifici Net Zero Carbon la parola chiave è “ottimizzazione”. Dove però la casa passiva si concentra principalmente su obiettivi di efficientamento termico, con gli Zero Emission Building l’attenzione è invece focalizzata sulle emissioni di anidride carbonica, da ridurre fino ad azzerare.

Gli Edifici Net Zero Carbon raggiungono questo traguardo con un approccio multifattoriale che prende in considerazione sia l’energia consumata (e quindi le emissioni prodotte) che quella generata, mediante una serie di accortezze:

Riducendo il più possibile i consumi energetici della casa mediante un utilizzo efficiente di pratiche costruttive che ne limitino anche le dispersioni termiche (in maniera simile a quanto visto nelle Case Passive)

Attrezzando l’edificio con fonti di energia rinnovabile (come per esempio i pannelli solari) in modo da renderlo sostanzialmente autonomo dal punto di vista energetico

● Coprendo il possibile ulteriore fabbisogno energetico dell’edificio solo mediante provider esterni che fanno uso di energia rinnovabile

Un totale distacco dai combustibili fossili, insomma, che azzererebbe le emissioni di gas serra prodotte dall’edificio nel suo utilizzo quotidiano.

Ma perché lavorare a questo obiettivo, puntare su questi edifici è così importante per il nostro futuro?

Edilizia ed emissioni di gas serra: a che punto siamo

Produciamo più anidride carbonica di quanto la natura - terreni, foreste e oceani - sia in grado di sostenere.

Secondo le stime più recenti dell’Unione Europea, le risorse naturali globali sono capaci di assorbire e smaltire fra i 9,5 e gli 11 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno. Nel 2021, il mondo ha prodotto un totale di 37,8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica: circa quattro volte tanto.

E le cause di queste cifre sono molto più vicine a noi, molto più quotidiane, di quanto ci possa far comodo pensare.

Secondo l’ultimo Report della Global Alliance for Building and Construction, infatti, il parco immobiliare e l’industria edilizia in generale hanno pesato per ben il 37% delle emissioni di CO2 prodotte nel 2021 su scala mondiale.

Non si parla soltanto delle emissioni generate da un parco immobiliare datato e poco efficiente - il 70% degli edifici italiani ha più di 45 anni di età, per fare un esempio - ma anche di un’intera industria edilizia da ripensare (per dirne una: i gas climalteranti derivanti dalla fabbricazione dei 4,37 miliardi di cemento prodotti nel 2022 corrispondono da soli al 7% della CO2 attribuibile all’uomo in tutto il mondo)

Lotta alle emissioni: l’Unione Europea e le case del futuro

Per questa ragione l’Unione Europea ha deciso di accendere i riflettori sul settore, spingendo per nuove regolamentazioni nella speranza di contenere il riscaldamento globale al di sotto degli 1,5° C.

Le direttive proposte dall’UE puntano alla completa decarbonizzazione del parco immobiliare europeo entro il 2050, con un obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni fissato al 55% entro il 2030 (“Fit for 55”).

Dopo le prime direttive dello scorso 2010 focalizzate sui Nearly Zero Energy Building, le regole comunitarie si stanno facendo così sempre più stringenti:

● Entro il 2028 tutte le nuove costruzioni private dovranno essere a emissioni zero (“Net Zero Carbon Building”or “Zero Emission Bulding”, ZEB). La nuova edilizia pubblica dovrà adeguarsi già entro il 2026.

● Entro il 2033 tutte le costruzioni già esistenti dovranno essere aggiornate e raggiungere almeno la Classe Energetica D. L’edilizia pubblica dovrà essere aggiornata entro il 2030.

Un piano ambizioso che impone riflessioni profonde su dinamiche edilizie, metodologie costruttive e materiali utilizzati.

Ytong, il sistema edilizio di Xella che assorbe anidride carbonica

Negli ultimi anni la ricerca e sviluppo nel campo dell’edilizia ha occupato molte risorse nel tentativo di identificare soluzioni alternative ed ecologiche a mattoni e cemento che siano in grado di garantire uno sviluppo sostenibile delle nostre città.

Noi di Xella sappiamo bene quanto sia fondamentale lavorare su una edilizia green e rispettosa dell’ambiente. In questo ci viene in aiuto uno dei benefici forse meno noti del calcestruzzo aerato autoclavato, e cioè la sua capacità di assorbire e imprigionare l’anidride carbonica al suo interno.

Come abbiamo già avuto modo di raccontare descrivendo la semplicità di utilizzo dei blocchi Ytong, il calcestruzzo aerato autoclavato presenta numerose similitudini con il legno. E proprio come il legno, i blocchi Ytong sono in grado di intrappolare la CO2 e fissarla in maniera permanente alla sua struttura. A differenza sua, però, questa CO2 non viene rilasciata neanche a fine vita (come succede invece con i materiali di costruzione tradizionali).

A questa dote vanno affiancati anche i ridotti scarti di lavorazione del sistema Ytong, pienamente riutilizzabili in fase di costruzione in piena ottica green “Riduci, riusa, ricicla”.

La strada verso la completa decarbonizzazione del patrimonio immobiliare europeo è lunga, e complessa, e ognuno deve fare la sua parte. Produttori, progettisti, imprese, committenti: cambiamo prospettiva, per un mondo più sano. e con rosee prospettive future

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