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Tra espressione, architettura e tecnologia: “La Casa danzante”
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Tra espressione, architettura e tecnologia: “La Casa danzante”
Cosa succede quando l’espressione architettonica diventa intuizione, rompendo schemi passati, alla ricerca di scenari futuri?
Sicuramente possiamo dire che “la Casa danzante” rappresenta proprio questo: un connubio perfetto tra la libertà espressiva dell’intuizione e la ricerca tecnologica dell’innovazione.
Progettata nel 1992 e costruita a Praga nel 1996, la Casa Danzante è ancora ad oggi una delle opere più celebri nel panorama dell’architettura contemporanea.
La Casa danzante è un progetto che nasce dalla collaborazione tra un giovane Frank Gehry e l’architetto croato Vlado Milunic.
Il progetto sorge sulle macerie di un edificio distrutto durante i bombardamenti di Praga nel 1945: proprio per questo, il messaggio della costruzione di questa opera architettonica rappresentava la volontà di rinascita e una ritrovata libertà del paese.
Originariamente era chiamata Ginger & Fred (da Ginger Rogers e Fred Astaire) poiché si ispira ai movimenti dei due ballerini colti in un passo di danza. La danza da intuizione si traduce in espressione architettonica attraverso i due volumi, fortemente diversi, che accostandosi e distaccandosi creano un elegante movimento dato dal susseguirsi di curvature e oscillazioni della struttura.
La danza si ritrova anche nelle due facciate definite da materiali diversi, vetro e cemento, ma allo stesso tempo ritmate insieme da un assemblaggio imprevedibile.
Una torre è in cemento ed è e sorretta da un solo pilastro, l’altra è completamente vetrata e attraverso la sua trasparenza permette dall’esterno di ammirare la struttura interna.
La casa danzante rappresenta il connubio perfetto tra la libertà di espressione architettonica legata sinergicamente all’innovazione tecnologica.
Essa esprime, infatti, la capacità di diverse aziende esperte e attente all’innovazione che hanno collaborato, gettando le basi per un nuovo modo di costruire il futuro. Fra cui anche Ytong, che ha partecipato attivamente a questo prestigioso progetto fornendo alcuni dei suoi materiali innovativi per la realizzazione del complesso.
L’uso di elementi e materiali diversi assieme alla danza dei volumi, esprimono un’assoluta libertà compositiva, dove la forma viene completamente destrutturata diventando uno dei primi esempi di architettura Decostruttivista.
Il Decostruttivismo è una corrente architettonica impostasi all’attenzione internazionale alla fine degli anni ’80, quando Philip Johnson e Mark Wigley allestiscono una mostra al Museum of Modern Art di New York intitolata «Deconstructivism», chiamando a esporre sette architetti: Coop Himmelb(l)au, P. Eisenman, Z. Hadid, R. Koolhaas, D. Libeskind e B. Tschumi e F. Gehry.
Gehry è a oggi uno dei maggiori interpreti della corrente, autore di molte architetture come il celebre Guggenheim Museum di Bilbao.
È proprio il rifiuto della purezza formale della tradizione modernista e l’influenza del costruttivismo russo, che spingono Gehry a progettare questo edificio dalle geometrie instabili e scomposte, sfruttando tutte le potenzialità di torsione e piegamento di materiali edili tecnologicamente avanzati come vetro, acciaio e cemento.
La Casa danzante non è solamente una delle opere simbolo dell’architettura contemporanea: la sua forza espressiva di un linguaggio architettonico nuovo, libero, creativo e innovativo, ha trasformato «La Casa danzante» in uno dei simboli della rinascita di Praga.