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APPROFONDIMENTI TECNICI

Barriere al vapore: rischi e problemi dell’isolamento con cartongesso

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Barriere al vapore: rischi e problemi dell’isolamento con cartongesso

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Nell’ambito della discussione tecnica relativa a quale sia il sistema di isolamento interno più sicuro e duraturo, la prima domanda da porsi è sulla necessità o meno di barriere al vapore sul lato ambiente, come normalmente risultante dal cosiddetto calcolo di Glaser, secondo la norma UNI EN ISO 13788.

Verifica di glaser secondo uni en 13788 e barriera al vapore

Sappiamo che nei sistemi di isolamento interno con lastre di cartongesso - oggi sicuramente i sistemi più utilizzati in interno - siano essi pre-accoppiati con isolanti sintetici o vere e proprie contropareti con isolante fibroso in intercapedine, la barriera al vapore è costituita da un foglio di alluminio accoppiato al cartongesso.

Sono definiti sistemi che frenano la diffusione, come per esempio, lana minerale con pellicola frena-vapore oppure schiume sintetiche a effetto ermetico anti-diffusione pressoché totale.

Questi sistemi di isolamento interno impediscono il flusso di diffusione del vapore verso l'interno della parete. Tuttavia in questo modo impediscono anche l'asciugatura della struttura della parete esistente verso l'interno.

La risposta in merito all’utilità di ricorrere a una barriera al vapore si trova leggendo l’introduzione e i limiti d’uso della norma UNI EN ISO 13788:2013 utilizzata per le verifiche di condensazione interstiziale e superficiale, nonché verifica del rischio muffa.

Riportiamo un breve estratto dall’introduzione della norma:

“La trasmissione del vapore all'interno delle strutture edilizie è un processo molto complesso e la conoscenza dei suoi meccanismi, delle proprietà dei materiali, delle condizioni iniziali e al contorno è spesso limitata. Perciò la presente norma internazionale propone metodi di calcolo semplificati, che considerano solo il trasporto di vapore per diffusione e l’uso di dati climatici medi mensili”.

E ancora:

“I risultati saranno più affidabili per strutture leggere, poco permeabili all’aria, che non contengono materiali che possono accumulare grandi quantità di acqua. Essi saranno meno affidabili per strutture con grande capacità termica e igroscopica e che sono più permeabili all’aria”.

Se operiamo su edifici esistenti normalmente abbiamo a che fare con murature e intonaci, materiali igroscopici e con grande capacità termica. Questo vuol dire che il metodo di calcolo fin qui utilizzato non è significativo per i materiali tradizionali normalmente utilizzati in edilizia.

Ancora dall’introduzione della norma UNI EN 13788:2013:

“Se si possono trascurare altre fonti di umidità, come la penetrazione della pioggia e la convenzione, i calcoli forniscono in genere risultati cautelativi e quindi, se una struttura non risulta idonea secondo questa procedura, in base a un criterio di progettazione specificato, possono essere utilizzati metodi più accurati che ne dimostrino l’idoneità”.

I metodi più accurati a cui fa riferimento la norma UNI EN 13788 sono i metodi di calcolo dinamico definiti nella norma UNI EN 15026.

Prima di entrare nel merito del calcolo dinamico dobbiamo ancora capire se sia opportuno o meno utilizzare le barriere al vapore. La risposta è scritta nell’“Annesso NA Indicazioni utili per l’applicazione nazionale delle verifiche”:

“È opportuno precisare che l'adozione di barriera al vapore deve essere sempre valutata con molta cautela, in quanto con la sua presenza spesso si possono verificare inconvenienti, tra i quali per esempio:

si può verificare una riduzione dell'asciugamento estivo;

nelle strutture con impermeabilizzazione sul lato esterno rispetto all’isolante l’eventuale umidità presente all’atto della costruzione (getti in opera) non ha più la possibilità di essere smaltita;

la barriera può perdere con il tempo le sue caratteristiche”.

Sappiamo inoltre che la barriera al vapore normalmente presente nei sistemi in cartongesso in realtà non è continua, non è possibile infatti garantire continuità ai fogli di alluminio pre-accoppiati alle lastre di cartongesso, e neppure nastrare il perimetro di ogni controparete.

Inoltre anche in corrispondenza di ogni scatola elettrica dovremmo intervenire per ripristinare la continuità della barriera al vapore e quindi la tenuta all’aria. Questo vuol dire che sicuramente avremo delle infiltrazioni d’aria umida dietro l’isolante.

La situazione è ancora più critica se si tratta di una lastra pre-accoppiata incollata per punti, come in uso comune. In questi casi avremo seri problemi di condensazione interstiziale dovuta alla diffusione del vapore acqueo.

A tal proposito la norma nel “Campo e scopo di applicazione” dice:

“Il metodo usato non tiene conto di alcuni importanti fenomeni fisici, quali:

la variazione delle proprietà dei materiali in funzione del contenuto di umidità;

la risalita capillare e il trasporto di acqua liquida all’interno dei materiali;

il moto dell’aria attraverso fessure o intercapedini dall’interno dell’edificio nel componente;

la capacità igroscopica dei materiali.

Di conseguenza il metodo può essere applicato solo a strutture nelle quali questi fenomeni possono essere considerati trascurabili.

E aggiunge nell’introduzione:

“In alcuni casi, il flusso d'aria che dall'interno dell'edificio attraversa la struttura è il meccanismo principale per il trasporto di umidità, che può aumentare molto il rischio di problemi di condensazione”.

L’incremento degli spessori dell’isolante interno dai tradizionali 2-4 cm dei sistemi in cartongesso agli attuali 8-12 cm richiesti dalla legislazione vigente, non fa altro che incrementare il rischio dell’uso di tali sistemi.

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